giovedì 27 novembre 2008

La CAPACITA’ DI CAMBIAMENTO .... CREDENZE e IMMAGINAZIONE


Cambiare in meglio, si ma come?

LE CREDENZE:

Le vostre CREDENZE: Vi infondono vigore? ...O vi sono di impaccio?
Le CREDENZE sono le bussole e le mappe che ci guidano verso le nostre mete e ci danno la certezza che le raggiungeremo.
Una CREDENZA è un forte STATO EMOZIONALE di CERTEZZA.
E come facciamo a raggiungere questo STATO?

La formazione delle credenze dipende fondamentalmente dall'AMBIENTE che ci circonda, dagli EVENTI, dalle CONOSCENZE, dai RISULTATI PASSATI e... dall'ESPERIENZA IMMAGINATA!

IL POTERE DELL’IMMAGINAZIONE

A causa dei filtri mentali di cui l’uomo è dotato, è impossibile per una persona agire direttamente sulla realtà. Infatti quello che di solito noi riteniamo essere la realtà esterna altro non è che una rappresentazione della realtà stessa.

Per tale motivo le credenze che noi abbiamo riguardo noi stessi (l’immagine dell’io) o riguardo gli altri, non sono altro che delle immagini mentali, dei modelli della realtà. Partendo da questo presupposto e ricordando che ciò che noi facciamo dipende da ciò in cui crediamo, per effettuare un cambiamento di comportamento - per superare i limiti che ci siamo autoimposti con la nostra mappa mentale - è possibile utilizzare l’esperienza immaginata, in quanto il nostro cervello non distingue un’esperienza vividamente immaginata da un’esperienza realmente vissuta. Comportandoci “come se” una certa cosa fosse vera - recitando una parte - possiamo inviare al nostro cervello dei segnali di cambiamento, possiamo allargare la nostra zona del possibile, possiamo superare i nostri limiti.

Come procedere, quali strategie?


Le STRATEGIE sono una serie di espliciti passi mentali e comportamentali per raggiungere uno specifico obiettivo.

Ci sono strategie motivazionali, di apprendimento, di decisione e di innamoramento.
E’ possibile imparare nuove strategie mettendo in atto gli stessi “passi” mentali utilizzati dalle persone di successo (modellamento)... e quì la PNL ha molto da insegnare!

Servono forse dei superpoteri?
No... la forza... siamo semplicemente noi! (...beh, questa sembra quasi una predica!)
Alla prox!


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domenica 16 novembre 2008

CNV... Comunicazione Non Verbale



Parliamo continuamente con gli sguardi, con le espressioni del volto, con la gestualita' delle braccia e delle mani, con la postura del nostro corpo,... parliamo un linguaggio "muto", che pero' racconta tante cose interessanti.
Un occhio attento e esperto osservando anche solo alcuni di questi nostri segnali involontari riesce a capire molto di noi. Questo puo' essere un vero guaio, soprattutto quando dobbiamo dare il meglio di noi stessi sia nella vita professionale sia in quella privata.
Per esempio puo' sfuggirci "dalle mani" un'importante occasione di successo solamente perche' tramite il linguaggio del corpo induciamo nel nostro interlocutore un'impressione sbagliata, che non corrisponde per nulla a chi siamo realmente. Se poi non riusciamo a capire cio' che il linguaggio del corpo del nostro interlocutore ci trasmette... beh! allora ci giochiamo sicuramente le carte sbagliate e il guaio e' fatto!

Quante volte abbiamo "bruciato" il buon esito di un'importante incontro d'affari semplicemente perche' non abbiamo saputo ascoltare e interpretare correttamente tutti i segnali non verbali che gli interlocutori stavano "lanciando"?

La foga di voler riuscire a tutti i costi e lo stress emotivo portano, solitamente, ad essere iperattivi, facendo dimenticare la regola fondamentale della comunicazione: attirare e mantenere l'attenzione ascoltando con le orecchie e capendo con gli occhi. Senza dimenticare una una voce espressiva, movimenti del corpo controllati, sguardi...

Ma non e' tutto... Per poter convincere bisogna prima piacere! E' dunque fondamentale riuscire a capire se gli altri sono interessati a noi... insomma se gli piacciamo!

Come?

Osservando lo sguardo, se e' sfuggente oppure no, se e' attento ai nostri movimenti, anche minimi, l'espressione del volto, se e' fissa o se cambia in base a cio' che diciamo. Facendo attenzione ai movimenti del suo corpo (le spalle sono dritte e il petto e in fuori?), ascoltando il suo modo di parlare, il tono e il ritmo della sua voce (caldo e lento o freddo e veloce?),...

In poche parole, dobbiamo leggere e decifrare il linguaggio "muto" del suo corpo e capire se c'e' sintonia con noi.

Questo e' possibile approfondendo le nostre conoscenze nell'ambito della CNV... cioè, la comunicazione non verbale.

E allora... apriamo il dibatto!

Udito, Vista, Tatto, Olfatto, Gusto ossia comunica senza parlare: la Comunicazione Non Verbale... Quali sono i segnali non verbali? Come si integrano fra loro?
Cosa ti potrebbe accadere se non presti attenzione alla tua comunicazione non verbale?
Cosa osservare e come ascoltare per capire e svelare le intenzioni degli altri e le loro emozioni?

ATTENZIONE però...! Mai generalizzare l'interpretazione di un significato!

L'aspetto Esteriore: quanto conta l'aspetto esteriore come strumento di autopresentazione? (per esempio nella selezione di personale).
La Prossemica: come gestire lo spazio personale?
La Postura: come capire il carattere di una persona dalla sua Postura... Quali messaggi ci sono dietro una postura ripiegata, una postura divisa in due e una gonfiata, una postura sottomessa e una irrigidita?

Come comunicare con la postura sicurezza, superiorita', aggressivita', presunzione, difesa e protezione? Esistono posture vincenti per convincere, persuadere, far cambiare opinione e negoziare!

Il comportamento Cinesico: perche' e' importante sapere chi si ha di fronte... anche semplicemente osservando come sta seduto sulla sedia! Anche le gambe parlano. Ma se le gambe parlano, allora le braccia raccontano! Il dilemma: tenere le braccia incrociate significa chiusura?
Noi "parliamo" con le mani ...i gesti con le mani spesso sostituiscono le parole!

Senza le mani la comunicazione sarebbe scialba e spesso "senz'anima". Attraverso esse possiamo enfatizzare la comunicazione verbale o sostituirla!
E poi ancora... Le espressioni del volto, lo sguardo,...
Affiniamo il nostro spirito di osservazione e ne vedremo delle belle!!!

Gli Aspetti Paraverbali: la Voce e il Silenzio
I 3 strumenti della Voce (tono, intensita' e velocita'). Bisogna essere degli "attenti ascoltatori" per capire lo stato emotivo del proprio interlocutore....non dimenticando mai l'importanza del silenzio e dei suoi mille significati!

Beh, gli imput sono parecchi... sotto a chi tocca!

Bye!

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venerdì 14 novembre 2008

Visivi, uditivi o cinestesici?


La memoria si può suddividere in tre categorie:
  1. Visiva 83% circa della memoria
  2. Uditiva 11% circa della memoria
  3. Cinestesica 6 % circa della memoria

Non c’era naturalmente bisogno di una teoria per dirci che ognuno di noi ha un modo di comunicare, ma è interessante rifletterci... Dunque, pare che ciascuno di noi parli per immagini o magari suoni, oppure per odori…usa molti più termini, avverbi, verbi, parole che appartengono a uno o l’altro canale di comunicazione.

Per esempio, i visivi tendono a vedere il mondo per immagini. E siccome tentano di stare al passo con le immagini che hanno in testa, hanno la tendenza a parlare in fretta. Non si curano di come pronunciano le parole ma si sforzano di attribuire parole alle immagini. Amano esprimersi per metafore visive, dicendo come le cose appaiono loro, quali sono gli aspetti chiari e quelli oscuri.

Gli uditivi, invece si mostrano più selettive circa le parole che usano. Hanno voce più sonora, il loro eloquio è più lento, più ritmico, più misurato. Siccome le parole hanno per loro grande importanza, stanno attenti a quel che dicono. Amano espressioni come “questo mi suona bene”.

Ancora più lenti risultano gli individui prevalentemente cinestesici, che reagiscono soprattutto a ciò che sentono tattilmente. La loro voce è di solito fonda, spesso le parole escono loro di bocca lente, si servono di metafore tratte dal mondo fisico: le cose per loro sono “pesanti” e “intense”, aspirano ad “entrare in contatto” con la realtà.

Benissimo. E adesso? Scoprire quale è il nostro canale principale, o le nostre percentuali sembra più difficile di quanto non sia.

Ciascuno di noi ha in sé elementi delle tre modalità, ma nella stragrande maggioranza degli individui, un sistema predomina su tutti.

La prima volta che se ne sente parlare, in genere, l'attenzione va subito sul visivo...

Con l’esperienza, poi, si riesce ad essere più obiettivi e si scopre la vera modalità predominante. Nel mio caso... il mio ricordo prima era cinestesico, cioè partiva da una sensazione, poi arrivava il suono poi l’immagine di quella scena… .ovviamente tutto in termini di decimi di millesimi di secondo!! Comunque quella era la sequenza.

Quindi di una discussione, ad esempio, ricordo subito la sensazione piacevole/spiacevole, poi piccoli sprazzi di frasi dette (suono) ed infine l’immagine della scena.

Ma non parliamo di me...

Voi? Come vi vedete? sentite? O percepite?


ESERCIZIO PER SCOPRIRE IL NOSTRO CANALE PREFERENZIALE:

immaginate negli occhi della vostra mente un oggetto o una persona.

ACCESSI VISIVI: immaginatene il colore, la luminosità, la dimensione grande o piccola, se è in movimento, se è vicina o lontana, se è in 3D, ecc.

ACCESSI UDITIVI: se cadendo fa rumore, a che volume è, se è un suono mobile, da dove proviene il suono, ecc.

ACCESSI CINESTESICI: la temperatura, se vibra, se si muove, se è denso, che sapore ha, di cosa è fatto, ecc.

Fatto? Benissimo... quale dei 3 esercizi avete svolto con maggior semplicità?

Sapere quale è il nostro canale preferenziale è davvero importante!

(fondamentale anche nell’uso delle immagini per memorizzare dati ed eventi...)

A presto!!!


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Fonte: piùchepuoi.it

mercoledì 12 novembre 2008

La Programmazione Neuro Linguistica


Ciao!

...mi chiamo Filippo e questo è il mio nuovo Blog:
...tutto sulla PNL!

Interessa anche te? ...Bene!
Allora ci vediamo in rete per affrontare insieme argomenti interessanti e stimolanti... ok?

Come?
Attraverso una partecipazione attiva: post, commenti, critiche costruttive, esperienze, idee...

L'interazione è l'anima del Blog!!!

Dunque, ti aspetto! ... a presto!


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La Programmazione Neuro Linguistica è una metodologia di sviluppo personale sviluppata nei primi anni ’70 da Richard Bandler e dal linguista John Grinder e grazie al contributo scientifico diretto o indiretto di tanti altri studiosi.

Si tratta, a detta dei sostenitori di tale metodologia, di una metafora proposta come lettura della realtà che fornisce un modello non solo analitico, ma anche operativo. Ovvero, in altri termini, faciliterebbe il cambiamento, tramite un insieme di tecniche e strumenti (frutto anche dell'integrazione tra psicologia, linguistica, cibernetica e teoria dei sistemi) relativi alla comunicazione, alla percezione e all’esperienza soggettiva.

Interessante, vero?

Il nome scelto dai fondatori della disciplina sintetizza queste componenti:

Programmazione: le modalità umane di comportamento sono variabili e si fondano sulla percezione e sull'esperienza individuali. C'è una gamma predefinita di comportamenti (programmi o schemi), che funzionano in modo inconsapevole ed automatico.

Neuro: ogni comportamento umano è fatto di processi neurologici. Il sistema nervoso riceve stimoli dagli organi di senso (vista, tatto, udito, olfatto e gusto) e li rielabora come percezioni e rappresentazioni.

Linguistica: i processi mentali umani sono codificati, organizzati e trasformati attraverso il linguaggio. Le parole sono ponti che collegano le rappresentazioni interne del mondo con l'esperienza. Il linguaggio è l'espressione individuale della nostra percezione soggettiva.


La programmazione neuro linguistica è usata negli studi sulla comunicazione umana, come l'educazione, l'apprendimento, la negoziazione, la vendita, la leadership, il team-building, etc. Essa trova applicazione anche nei processi decisionali e creativi, in campo medico, nello sport e in psicoterapia.

In Italia.

La disciplina della PNL è ancora giovane in Italia, ma comunque in espansione (soprattutto nel settore privato, come pragmatica di studio diffusa soprattutto in corsi per agenti di vendita). Esistono in Italia scuole di formazione in psicoterapia presenti negli elenchi MIUR in cui si insegna la tecnica della PNL. Molte scuole hanno poi insegnamenti che si discostano dalla formazione accademica psicoterapica e affrontano i temi del Management aziendale ed il miglioramento della produzione e delle relazioni interpersonali.

Come funziona?

La PNL è una metodologia di lettura dell’esperienza, particolarmente attenta allo "studio della struttura dell'esperienza soggettiva" (Robert Dilts). Chi la pratica ha l’obiettivo di comprendere "come" le persone riescono a fare quel che fanno, con particolare attenzione alle modalità con cui le persone fanno ciò che ci interessa.

Quindi, tre termini sono importanti: analizzare, imparare e, un termine magico in PNL, modellare, cioè copiare e in maniera migliore. La ricerca della PNL si focalizza quindi sulle risorse messe in campo dal “modello comportamentale” allo studio per raggiungere un determinato obbiettivo ed al successivo “modellamento” su noi stessi di esse, per raggiungere il medesimo.

Oltre alle risorse esterne che si ottengono con il modellamento di altre persone che hanno già raggiunto l'obiettivo che ci sta a cuore, esistono anche risorse interne che già possediamo, ed abbiamo utilizzato in passato, che hanno prodotto strategie vincenti di fronte a determinate situazioni. Quando c'è un problema, la risorsa che ha dato buoni risultati in passato, tramite la PNL è recuperata e trasferita allo stato presente. Ma questo è solo uno dei modi in cui è possibile ritrovare le risorse nel soggetto. Spesso ricordiamo "come" un amico, un parente o un conoscente, fa una certa cosa: ebbene, la PNL ci insegna "come" imparare a fare quella cosa "COME" quell'amico, parente o conoscente. Oltre a questa modalità c'è la fantasia: imparare a fare una certa cosa, come se noi l'avessimo già imparata, cioè trasportandoci nel futuro ed immaginando come potremo fare quella certa cosa che desideriamo fare. Quindi le modalità percettive di apprendimento sono tre:

  • la prima posizione percettiva in cui ricordiamo un'esperienza in cui la risorsa era disponibile;
  • la seconda posizione percettiva in cui un amico, un parente o un conoscente, aveva o ha quella risorsa;
  • la terza posizione percettiva in cui nel futuro noi avremo quella risorsa.

L'importanza centrale del modellamento non significa disconoscere i presupposti concettuali e di inquadramento provenienti dagli assunti teorico descrittivi della psicoanalisi, della quale tuttavia si considerano generalmente poco redditizie le tecniche terapeutiche. Ma la descrizione della mappa dei meccanismi di funzionamento del sistema nervoso centrale, che sono dietro l'applicazione delle tecniche di modellamento, partono da acquisizioni elaborate dalla psicoanalisi e dalla sua scuola.

La disciplina divide la popolazione in tre gruppi: visivi, auditivi e cenestesici. Ognuno fa uso inconscio di comportamenti e termini (verbi e pronomi) in funzione del gruppo di appartenenza. Se una persona capisce di quale gruppo fa parte un'altra persona, potrà strutturare il rapporto e le frasi di un dialogo, in maniera tale di aver più successo in comunicazione e alzare la percentuale di riuscita.

I temi da approfondire e sui quali discutere insieme.... sono parecchi!
Vi aspetto on-line!

A presto!

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